Piero Ferrari ricorda il Mondiale di Lauda di 50 anni fa

Era il 7 settembre, proprio come domenica. saranno 50 anni esatti dal primo Mondiale di Niki Lauda. Dall’incredibile festa Ferrari a Monza con la vittoria di Regazzoni e il titolo a Lauda. Il trionfo di una Ferrari che era guidata in pista da Luca di Montezemolo, allora solo assistente di Ferrari, in pratica responsabile della squadra corse. Quello che oggi è Fred Vasseur. Come cambiano i tempi (e i risultati).

Cinquant’anni dopo il ricordo è affidato a Piero Ferrari che allora era un ragazzo diventato amico di Niki di cui spesso fece da traduttore con il padre, prima che Niki cominciasse a parlare italiano.

Ingegnere quest’anno, in occasione del Gran Premio d’Italia, la Ferrari celebra i 50 anni dal primo titolo mondiale di Niki Lauda. Cosa convinse suo padre a puntare su questo giovane austriaco quasi sconosciuto, nel 1974?

“È stata una combinazione di istinto e fiducia. Clay Regazzoni aveva detto a mio padre che Niki aveva un talento straordinario e una sensibilità fuori dal comune. Poi arrivò il Gran Premio di Monaco: Niki fu eccezionale al volante di una monoposto che non poteva competere con i top team. Mio padre seguì quella gara da Fiorano e decise subito che valeva la pena puntare su di lui. Ripensandoci oggi, è incredibile come una decisione così semplice, basata sull’istinto e su una corsa vista in TV, abbia cambiato la storia della Ferrari”.

Lei era a Monza il 7 settembre 1975, quando Niki conquistò il suo primo titolo mondiale. Qual è il ricordo più vivido di quella giornata?

“Non dimenticherò mai quell’atmosfera. Clay Regazzoni vinse la gara e, con Niki terzo al traguardo, avevamo la certezza matematica del titolo. Dopo il podio, Niki ed io ci abbracciammo — e ricordo di aver desiderato che quel momento non finisse mai. Non fu solo una vittoria per la Ferrari; fu l’inizio di una nuova era, e per me ebbe un valore profondamente personale, come festeggiare con l’amico di una vita”.

Niki era conosciuto come “il computer umano”, ma dai suoi ricordi emerge un lato molto diverso. Com’era lontano dalla pista?

“Era brillante, ma anche divertente, spensierato e pieno di vita. La sera uscivamo spesso a cena a Modena, tra risate, scherzi e persino scommesse sui risultati dei Gran Premi… Chi perdeva pagava per tutti! Dietro la sua precisione e disciplina, c’era un ragazzo che amava la vita e l’amicizia. È questo il Niki che porterò sempre con me”.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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